Il libro posto nella tomba
La storia di Federigo Tozzi è quella di un autore sottovalutato. Uno scrittore scomodo, considerato “provinciale” dalla critica ma che, in realtà, è uno dei massimi esponenti della letteratura del ‘900.
Tozzi ha siglato capolavori immortali come Con gli occhi chiusi e Il podere. E tante altre bellissime storie di vita vissuta, come, appunto, il romanzo Tre croci.
Federigo nasce a Siena nel 1883, frequenta la scuola elementare in seminario e, in seguito, si sposta nel Collegio Arcivescovile di Provenzano. Da questo, viene allontanato per cattiva condotta nel 1895. Nello stesso anno, muore la madre, una donna giovane e gentile, ma affetta da epilessia. Crescendo, si appassiona molto alla politica. Si sposa e si trasferisce a Roma. Collabora per molti anni con diversi giornali e scrive racconti e romanzi stupendi e tragici. Uno dei più noti è certamente Bestie. Purtroppo muore giovane, a causa di una brutta polmonite, nel marzo del 1920. Prima di lasciare questo mondo, però, dà alla luce il bellissimo romanzo Tre croci. Scritto in pochi giorni, nel 1918, viene pubblicato due anni dopo dall’editore Treves. Tozzi, per scrivere questo racconto, si ispira ad una storia vera che aveva già trattato in un articolo per La Vedetta Senese: la storia di Niccolò e Enrico Torrini, due fratelli che sopravvissero per tre anni al suicidio del terzo fratello Giulio, un antiquario-libraio sopraffatto dai debiti. Nel libro si trasformano in Giulio, Niccolò e Enrico Gambi. Ereditano una libreria nel centro di Siena. Inizialmente, sembra andare tutto bene, ma quando gli affari precipitano, sono costretti a firmare delle cambiali. A garanzia dei loro debiti c’è un amico, il cavalier Nicchioli. Ma la situazione peggiora ancora. E anche il cavaliere si tira indietro. Così, falsificano la firma del loro amico per recuperare altro credito. La verità viene a galla e la vergogna cade sulla famiglia. Giulio non sopporta l’umiliazione e si toglie la vita. Dopo un po’, Niccolò muore di apoplessia; Enrico, nella miseria, muore ricoverato in un Ospizio di mendicità. È un romanzo in cui “Tozzi abbandona l’analisi psicologica per un crudo registro naturalistico, dal linguaggio preciso e spietato che assimila moduli sintattici del dialetto toscano”. Nell’archivio dell’autore è stato ritrovato il manoscritto originale di questo magnifico racconto. Un volume autografo di oltre 300 carte scritte sul recto e riportanti la numerazione sul verso. Tutte corredate da qualche correzione, seppur minima. Un mese prima della sua morte, Tozzi riceve una copia di Tre croci appena stampato. Questa, venne posta nella sua bara al momento della sepoltura.